Ma ciao!
Come scrivevo nell'ultimo post, ci siamo. Il Natale è sempre più vicino.
Già pregusto il bello dello stare insieme, del condividere con i miei affetti non solo pasti luculliani ma anche e soprattuto il tempo. Essere in vacanza e poter godere della compagnia dei nostri familiari senza doverci preoccupare delle mille cose da fare, perché il giorno dopo ci attende l'ufficio od il lavoro, è un regalo preziosissimo.
Ma non sarà solo questo.
Arriveranno anche pacchi da scartare e gli auguri...magari plenari, scorrendo la home page di facebook, oppure via whatsapp...dagli amici di sempre ma anche da quelli che sentite solo "alle feste comandate", dai conoscenti e poi, in alcuni casi sparuti, anche da numeri che non avete in rubrica ^_^. Vi è mai capitato?
A me sì. Nel 2017, a voler essere precisi.
In circostanze di questo genere, la prima cosa che viene da pensare è un errore del mittente.
Non era quello il caso perché chi mi scriveva porgeva "tanti auguri" a "Gio' Gio'"...soprannome con cui ben poche persone hanno l'ardire di apostrofarmi (a me sto "Gio' Gio'" fa tanto "Yo-yo"...decidete voi se il gioco o la merendina).
I pochi coraggiosi in questione, però, si erano già fatti vivi.
Quindi chi poteva essere 'sto benedetto +39 che mi scriveva?!?!?
La cosa più sensata sarebbe stata chiederlo al diretto interessato (l'anonimo) ma io mi sono limitata a ricambiare gli auguri.
Nei giorni successivi alle feste, facendo "pulizia" dei messaggi, incappai nuovamente in questa chat dell'anonimo e decisi di conservarla per un secondo momento al grido di: "Al prossimo giro se questa/o tizia/o mi scrive di nuovo, io, 'Cu minkia sei??' glielo chiedo!".
Secondo voi com'è andata a finire?
...svariati mesi dopo...
Vibrazione del cellulare. Nuovo messaggio Whatsapp.
Apro e, sorpresa delle sorprese, è 'sto benedetto +39 che mi saluta e mi chiede come sto...a quel punto mi cospargo il capo di cenere e gli chiedo di identificarsi (non proprio "Chi siete? Dove andate? Cosa portate?" ma poco ci manca).
Lui - perché di lui trattavasi - si identifica. Un ex-collega mio coetaneo con cui tanti anni fa mi era capitato di andare a pranzo, insieme al gruppo di lavoro dell'epoca, e che nemmeno ricordavo potesse avere il mio numero di cellulare. In ogni caso una persona simpatica e gradevole (per quanto solita ad erudire gli altri sullo scibile umano...a 360°...quindi un tripudio di "io so come si fa", "ti spiego io come funziona...", etc...).
Ad ogni modo gli spiego che il suo numero era andato perduto anni prima con lo scippo del cellulare su cui era memorizzato e bon.
Dopo qualche scambio di convenevoli, mi scrive che gli è venuta voglia di sentirmi perché il giorno prima,recandosi in auto al lavoro, gli è capitato di incrociare una ragazza molto somigliante a me.
Dopouna breve indagine un botta e risposta del tipo:
LaGio': "Ma dove lavori?"
'sto benedetto +39: "@# yy!xzm?ndr"
Emerge che lavoriamo ad un tiro di schioppo e che probabilmente quella che aveva visto il giorno prima non era una che somigliava a me ma ERA me cioè ERO me insomma ERO IO(ehm).
Tutto molto bello ma... insomma stavo anche a lavora'... faccio per accomiatarmi e lui:
'sto benedetto +39:"Beh dai allora, dato che lavoriamo così vicini, qualche volta potremmo pranzare insieme!"
LaGio': "Volentieri, magari estendo anche agli altri così rimettiamo insieme la vecchia combriccola! Buon proseguimento! Ciao.".
Invio.
Accanto a 'sto benedetto +39 vedo comparire la scritta verde "sta scrivendo..." subito sostituita da "online".
Ed ecco lì che arriva la frase di chiusura di lui...la frase che in un certo senso mi ha fatto realizzare perché la perdita del suo numero di cellulare non mi aveva fatto strappar via i ricci dalla disperazione:
'sto benedetto +39:"Ho un buon ricordo di te. Non farmene pentire."
Silenzio (mio).
(Avreste dovuto vedere la mia faccia)
Rileggo il messaggio.
Avevo letto bene.
EEEEHHHHHHH????
Cos'avrà voluto dire?!?!?!?! Una cosa del tipo: "non fare come quelli che dicono 'sì, sì organizziamo e poi non lo fa mai' perché rovineresti il bel ricordo che ho di te"?
Ma soprattutto...questo tono...velatamente "intimidatorio"?!?!?! Che cosa mi voleva significare???
Comunque, proprio in virtù di quel suo "buon ricordo" ho replicato con una faccina col sorriso (tiratissimo, vi assicuro) della serie "assecondalo" - come si fa con i matti (perché l'alternativa del fingermi morta non era percorribile) - ma che suonava un po' come la scena in Chiesa di "Non ci resta che piangere":
"con lo sguardo le devi far capire che hai capito!"
"Sì, sì ho capito"
ed ho evitato di rispondergli cose del tipo:
"beh...il ricordo che hai tu di me è solo un problema tuo" oppure
"il tuo ricordo è sbagliato perché sono una pessima persona e, rispetto a quando andavamo a pranzo, adesso non solo lo dò a vedere ma anche a sentire" oppure - e vi assicuro che ero nell'animo di propendere per questa opzione - un catartico
"Ma VAFF...ULO vaaaaaaaaaaa!".
Vi chiederete: "Si sarà fatto vivo di nuovo?". La risposta è: sì. Motivo: aggiornarmi sulla sua vita professionale ^_^. Boh?!
Perplessità.
Ma torniamo alle vere ragioni del post: mostrarvi una delle opzioni che a Natale andranno a riempire i sacchettini di cellophane per le persone che mi stanno più a cuore.
Quest'anno (qui potete vedere le scelte degli scorsi anni) ho deciso di provare a cimentarmi nei torcetti al burro.
I torcetti sono un dolce tipico di Lanzo (TO).
Se cercate in rete ne troverete di diversi tipi ma quelli che io sono solita vedere quando bazzico nelle pasticcerie di Lanzo sono sostanzialmente di due tipologie: al miele - più sottili e croccanti e dal colore più caramellato - ed al burro - più cicciotti, friabili e chiari (questi ultimi prodotti nel Biellese).
Io li trovo ottimi entrambi!!!
La ricetta che vi propongo proviene da un numero della rivista "Ci piace". Vi dico subito che, rispetto ai torcetti cui sono abituata, questi sono croccanti fuori e morbidi dentro mentre quelli che mi è capitato di acquistare (confezionati o di pasticceria) sono friabili.
Il sapore è proprio identico, invece.
Riporto qui la mia versione della ricetta perché, come al solito, ho fatto una variazione: ho raddoppiato le dosi degli ingredienti per avere più torcetti ma lasciato invariate le dosi di lievito di birra (quindi, rispetto alla ricetta originale, ho dimezzato le dosi di l.d.b.).
Altra piccola variazione nella lavorazione: la ricetta indicava di ricavare dei bastoncini di 10 cm di lunghezza ed 1 cm di diametro. Per ottenere un torcetto con l'occhio bello aperto, ho fatto dei bastoncini lunghi 15-20 cm. In questo modo il buco rimane bello largo e quindi non si chiude in cottura (a causa della lievitazione del torcetto).
INGREDIENTI per una 50na di torcetti:
Come scrivevo nell'ultimo post, ci siamo. Il Natale è sempre più vicino.
Già pregusto il bello dello stare insieme, del condividere con i miei affetti non solo pasti luculliani ma anche e soprattuto il tempo. Essere in vacanza e poter godere della compagnia dei nostri familiari senza doverci preoccupare delle mille cose da fare, perché il giorno dopo ci attende l'ufficio od il lavoro, è un regalo preziosissimo.
Ma non sarà solo questo.
Arriveranno anche pacchi da scartare e gli auguri...magari plenari, scorrendo la home page di facebook, oppure via whatsapp...dagli amici di sempre ma anche da quelli che sentite solo "alle feste comandate", dai conoscenti e poi, in alcuni casi sparuti, anche da numeri che non avete in rubrica ^_^. Vi è mai capitato?
A me sì. Nel 2017, a voler essere precisi.
In circostanze di questo genere, la prima cosa che viene da pensare è un errore del mittente.
Non era quello il caso perché chi mi scriveva porgeva "tanti auguri" a "Gio' Gio'"...soprannome con cui ben poche persone hanno l'ardire di apostrofarmi (a me sto "Gio' Gio'" fa tanto "Yo-yo"...decidete voi se il gioco o la merendina).
I pochi coraggiosi in questione, però, si erano già fatti vivi.
Quindi chi poteva essere 'sto benedetto +39 che mi scriveva?!?!?
La cosa più sensata sarebbe stata chiederlo al diretto interessato (l'anonimo) ma io mi sono limitata a ricambiare gli auguri.
Nei giorni successivi alle feste, facendo "pulizia" dei messaggi, incappai nuovamente in questa chat dell'anonimo e decisi di conservarla per un secondo momento al grido di: "Al prossimo giro se questa/o tizia/o mi scrive di nuovo, io, 'Cu minkia sei??' glielo chiedo!".
Secondo voi com'è andata a finire?
...svariati mesi dopo...
Vibrazione del cellulare. Nuovo messaggio Whatsapp.
Apro e, sorpresa delle sorprese, è 'sto benedetto +39 che mi saluta e mi chiede come sto...a quel punto mi cospargo il capo di cenere e gli chiedo di identificarsi (non proprio "Chi siete? Dove andate? Cosa portate?" ma poco ci manca).
Lui - perché di lui trattavasi - si identifica. Un ex-collega mio coetaneo con cui tanti anni fa mi era capitato di andare a pranzo, insieme al gruppo di lavoro dell'epoca, e che nemmeno ricordavo potesse avere il mio numero di cellulare. In ogni caso una persona simpatica e gradevole (per quanto solita ad erudire gli altri sullo scibile umano...a 360°...quindi un tripudio di "io so come si fa", "ti spiego io come funziona...", etc...).
Ad ogni modo gli spiego che il suo numero era andato perduto anni prima con lo scippo del cellulare su cui era memorizzato e bon.
Dopo qualche scambio di convenevoli, mi scrive che gli è venuta voglia di sentirmi perché il giorno prima,recandosi in auto al lavoro, gli è capitato di incrociare una ragazza molto somigliante a me.
Dopo
LaGio': "Ma dove lavori?"
'sto benedetto +39: "@# yy!xzm?ndr"
Emerge che lavoriamo ad un tiro di schioppo e che probabilmente quella che aveva visto il giorno prima non era una che somigliava a me ma ERA me cioè ERO me insomma ERO IO(ehm).
Tutto molto bello ma... insomma stavo anche a lavora'... faccio per accomiatarmi e lui:
'sto benedetto +39:"Beh dai allora, dato che lavoriamo così vicini, qualche volta potremmo pranzare insieme!"
LaGio': "Volentieri, magari estendo anche agli altri così rimettiamo insieme la vecchia combriccola! Buon proseguimento! Ciao.".
Invio.
Accanto a 'sto benedetto +39 vedo comparire la scritta verde "sta scrivendo..." subito sostituita da "online".
Ed ecco lì che arriva la frase di chiusura di lui...la frase che in un certo senso mi ha fatto realizzare perché la perdita del suo numero di cellulare non mi aveva fatto strappar via i ricci dalla disperazione:
'sto benedetto +39:"Ho un buon ricordo di te. Non farmene pentire."
Silenzio (mio).
(Avreste dovuto vedere la mia faccia)
Rileggo il messaggio.
Avevo letto bene.
EEEEHHHHHHH????
Cos'avrà voluto dire?!?!?!?! Una cosa del tipo: "non fare come quelli che dicono 'sì, sì organizziamo e poi non lo fa mai' perché rovineresti il bel ricordo che ho di te"?
Ma soprattutto...questo tono...velatamente "intimidatorio"?!?!?! Che cosa mi voleva significare???
Comunque, proprio in virtù di quel suo "buon ricordo" ho replicato con una faccina col sorriso (tiratissimo, vi assicuro) della serie "assecondalo" - come si fa con i matti (perché l'alternativa del fingermi morta non era percorribile) - ma che suonava un po' come la scena in Chiesa di "Non ci resta che piangere":
"con lo sguardo le devi far capire che hai capito!"
"Sì, sì ho capito"
ed ho evitato di rispondergli cose del tipo:
"beh...il ricordo che hai tu di me è solo un problema tuo" oppure
"il tuo ricordo è sbagliato perché sono una pessima persona e, rispetto a quando andavamo a pranzo, adesso non solo lo dò a vedere ma anche a sentire" oppure - e vi assicuro che ero nell'animo di propendere per questa opzione - un catartico
"Ma VAFF...ULO vaaaaaaaaaaa!".
Vi chiederete: "Si sarà fatto vivo di nuovo?". La risposta è: sì. Motivo: aggiornarmi sulla sua vita professionale ^_^. Boh?!
Perplessità.
Ma torniamo alle vere ragioni del post: mostrarvi una delle opzioni che a Natale andranno a riempire i sacchettini di cellophane per le persone che mi stanno più a cuore.
Quest'anno (qui potete vedere le scelte degli scorsi anni) ho deciso di provare a cimentarmi nei torcetti al burro.
I torcetti sono un dolce tipico di Lanzo (TO).
Se cercate in rete ne troverete di diversi tipi ma quelli che io sono solita vedere quando bazzico nelle pasticcerie di Lanzo sono sostanzialmente di due tipologie: al miele - più sottili e croccanti e dal colore più caramellato - ed al burro - più cicciotti, friabili e chiari (questi ultimi prodotti nel Biellese).
Io li trovo ottimi entrambi!!!
La ricetta che vi propongo proviene da un numero della rivista "Ci piace". Vi dico subito che, rispetto ai torcetti cui sono abituata, questi sono croccanti fuori e morbidi dentro mentre quelli che mi è capitato di acquistare (confezionati o di pasticceria) sono friabili.
Il sapore è proprio identico, invece.
Riporto qui la mia versione della ricetta perché, come al solito, ho fatto una variazione: ho raddoppiato le dosi degli ingredienti per avere più torcetti ma lasciato invariate le dosi di lievito di birra (quindi, rispetto alla ricetta originale, ho dimezzato le dosi di l.d.b.).
Altra piccola variazione nella lavorazione: la ricetta indicava di ricavare dei bastoncini di 10 cm di lunghezza ed 1 cm di diametro. Per ottenere un torcetto con l'occhio bello aperto, ho fatto dei bastoncini lunghi 15-20 cm. In questo modo il buco rimane bello largo e quindi non si chiude in cottura (a causa della lievitazione del torcetto).
INGREDIENTI per una 50na di torcetti:
- 500gr. di farina 00 + per il piano di lavoro
- 200gr. di zucchero di canna
- 160gr. di burro a temperatura ambiente
- 200ml. acqua
- 100gr. di zucchero semolato
- 3gr. di lievito di birra
- un pizzico abbondante di sale
- planetaria
- spianatoia
- leccarda
- carta forno
- teglia o piatto in cui versare lo zucchero per "impanare" i torcetti
Ho spezzettato il lievito nella ciotola della planetaria, vi ho versato l'acqua tiepida e l'ho fatto sciogliere.
Ho aggiunto la farina setacciata e lo zucchero semolato.
Ho azionato la planetaria a velocità media, con il gancio, ed ho fatto lavorare l'impasto fino a quando non si è staccato dalle pareti della ciotola.
Ho poi aggiunto il sale ed il burro a tocchetti (quest'ultimo in più riprese aggiungendo un secondo pezzo solo al completo assorbimento del primo).
Ho fatto lavorare la planetaria fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Vi confesso che la tentazione è stata troppo forte: ho preso l'impasto e l'ho ribaltato alcune volte nella ciotola. Gli ho fatto anche delle pieghe di tipo 2 perché era davvero una gioia maneggiarlo!
Ho poi formato una palla, coperto con pellicola alimentare e lasciato lievitare al caldo e lontano da correnti fino al raddoppio (3 orette e mezza circa).
Ho messo lo zucchero di canna dentro una teglia rettangolare bassa.
Ho acceso il forno impostando la temperatura di 200°C.
Ho poi ripreso l'impasto, l'ho lavorato sulla spianatoia infarinata. Ho staccato dei pezzetti di impasto e ricavato dei cilindretti lunghi 15-20 cm e di 1 cm di diametro, li ho passati nello zucchero di canna e li ho chiusi dando la tipica forma del torcetto (ho pinzato le estremità ottenendo una sorta di goccia).
Li ho messi sulla leccarda rivestita di carta da forno ed infornato per 15 minuti.
Li ho sfornati e messi a freddare sulla gratella.
Indovinate a chi sono andati i torcetti nelle scatole di latta??? ...ai colleghi, sì... ^_^ |
Questi torcetti, riposti in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, si sono conservati ben 2 settimane (solo perché io continuo ad essere a dieta altrimenti non avrebbero visto nemmeno la luce del giorno dopo ^_^).
Alla prossima...
LaGio' Riccia
LaGio' Riccia