Andare dai nonni, quando eravamo ancora piccine e vivevamo a Diano Castello, voleva dire, per me e Tata, principalmente andare a trovare i loro conigli. Nulla togliere ai nonni, per carità, ma per noi il divertimento vero era andare a vedere quelle palle di pelo di svariate dimensioni, munite di muso buffo e che masticavano in continuazione facendo sparire intere carote e foglie di insalata come se non ci fosse un domani.
Ben consapevole di questa nostra "passione", la nonna ci coinvolgeva nella preparazione ed elargizione del "pastùn" (n.d.G.: pastone) ossia una sorta di mappazzone a base di pane raffermo, acqua, verdura di svariato tipo e poi lei: la crusca. Incredibile che i conigli tritassero senza batter ciglio tutta quella sbobba con dentro quella che, a tutti gli effetti, ai miei occhi di bambina era più assimilabile alla segatura che a qualcosa di commestibile.
Ovviamente tra tutte quelle palle di pelo ce n'era una che spiccava e che aveva un ruolo speciale nel nostro cuore: Bianchina! Una coniglietta tutta bianca bianca, candida (la fantasia si sprecava, dalle nostre parti).
Era da lei che noi bambine correvamo subito.
Poi un giorno Bianchina sparì.
Solo una volta cresciuta capii per quale ragione, durante il pranzo di una domenica di diversi anni prima, all' affermazione del nonno:
"E' proprio buona e tenera Bianchina, eh?!"
mia sorella scoppiò in lacrime e per svariato tempo non mangiò più coniglio.
Io, nel mio bel mondo ovattato, non avevo capito una beata minkia. Pensavo che il nonno stesse elogiando il buon carattere di Bianchina (partita per chissà dove) e, continuando - armata di forchetta - a mangiare quella carne "buona e tenera" che avevo nel piatto, convenivo con lui sulla tenerezza che Bianchina ispirava -_-. Beata ignoranza? Innocenza?
Quando, qualche mese fa, mi sono ritrovata a mangiare una delle colazioni, assegnatemi dal nutrizionista, a base di yogurt greco e crusca d' avena, sono stata ricatapultata a quando la nonna ci faceva mischiare il pastùn! Tramite santo Whatsapp ho contattato subito il nutrizionista per chiedergli se una sostituzione era possibile... lui mi ha proposto i fiocchi d'avena al posto della crusca. Ecco perché mi sono ritrovata con un sacchetto di crusca d' avena quasi intonso in dispensa.
Perché non trasformarla, dunque, in biscotti? Visto l' appropinquarsi a grandi falcate delle feste, secondo me questi biscotti possono essere un buon regalino da riservare a quei vostri amici che amano i sapori un po' più rustici e che fanno attenzione a consumare prodotti meno raffinati. Se volete potete sostituire il burro con 145 gr. di olio di cocco.
La ricetta che mi ha tentato proviene da qui. Io ho solo usato la crusca al posto dei fiocchi, ho raddoppiato le dosi, ho sostituito il latte con latte condensato ed acqua ed ho aggiunto qualche aroma (estratto di vaniglia e scorza d' arancia). Il cioccolato è una variante già proposta dall' autrice del post originale. Anziché stendere la pasta col mattarello e ricavare le forme dei biscotti, ho preferito fare delle palline e schiacciarle con il timbro (anche perché la pasta tendeva a sbriciolare).
- 200 gr. di crusca d' avena
- 200 gr. di farina 0
- 120 gr. di zucchero di canna
- 180 gr. di burro
- 2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
- 25 gr. di latte condensato
- 20 gr. di acqua
- 2 cucchiaini di estratto di vaniglia
- scorza di un' arancia non trattata
- scaglie di cioccolato a sentimento
- mixer
- timbro per biscotti
- coppa pasta del diametro di 5cm
- pellicola per alimenti
- bilancia
- carta da forno
- leccarda
- gratella per dolci
PREPARAZIONE
In ultimo ho aggiunto le scaglie di cioccolato, dato qualche colpetto di mixer per amalgamare.