lunedì 19 giugno 2023

BISCOTTI DI FARINA INTEGRALE e GOCCE DI CIOCCOLATO

 "Davvero lo facevo tutti i giorni???" (tutti = dal lunedì al venerdì)

E' questa la domanda che mi sono posta il mercoledì notte di qualche settimana fa, al termine della seconda (ed ultima) giornata lavorativa in presenza della settimana.
(n.d.R.: lavoro in ufficio il martedì e mercoledì mentre lunedì, giovedì e venerdì lavoro da casa)

Ok, riconosco che quella era stata una giornata "difficile". Un crogiuolo di sf*ghe und eventi avversi che, fortunatamente, non costituiscono la routine ma che, quando (ti) finiscono, ti fanno sentire: INerme, INebetita ed INsonne (io le chiamo "le tre gloriose IN". Verrebbe quasi da dare loro un nome:  Kelly, Kris e Sabrina... come le Charlie's Angels).

Una di quelle giornate in cui la sfortuna ha la mira del cecchino e ti becca pure se ti metti la tuta mimetica e l' elmetto ricoperto di rami (che fa tanto Goldie Hawn in "Soldato Giulia - agli ordini")...ovviamente dovete fingere che io sia in una foresta anziché per le vie di Torino altrimenti è chiaro che sto cecchino mi becca pure se è una pippa.

Giornate, dicevo, che odorano di sf*ga già dal primo mattino quando raggiungi la fermata del primo autobus che devi prendere per recarti al lavoro (n.d.R.: il mio tragitto prevede bus, metro e bus) e lo vedi ripartire attraversando l' incrocio col rosso pieno proprio quando per te era scattato il verde e già stavi pensando "dai che lo prendo perché deve fermarsi al semaforo". (Certo. Fidati, Giovanna!) 

Che continuano su quel tenore quando scendi l'ultima rampa di scale della metropolitana e senti il fischio che preannuncia la chiusura delle porte del tuo treno, immediatamente seguita dal "dlin-dlon" che precede il messaggio di "metropolitana temporaneamente fuori servizio". 

Ovviamente - perché ormai l' ombra del sospetto che quella sia una giornata "in salita" sta assumendo i contorni di una drammatica certezza - quando arrivi al capolinea dell' ultimo mezzo che devi prendere, di bus non v'è manco l' ombra ed attendi. Attendi incredibilmente speranzosa che prima o poi qualcosa arrivi. "Non può piovere per sempre!" (adoravo Brandon Lee ed ho consumato la VHS del film "The crow")

Finalmente arrivi in ufficio e la giornata vera e propria deve ancora iniziare.

Ti attendono 8 ore di lavoro più una di pausa pranzo ed intanto pensi a tutte le cose che devi fare una volta tornata a casa. La lavatrice, la cena, la schiscetta per il pranzo del giorno dopo di LoveOfMyLife, una pulita veloce qua e là alla casa ed alla propria persona. 

Potrebbe filare tutto liscio. Potrebbe essere una giornata in cui le ore scorrono scandite dalle attività da svolgere ma questa non è una giornata normale.

I colleghi arrivano e dal primo scambio di battute tra il capo, ultimamente un po' più stressato del solito, ed un collega, già intuisco che il clima è teso e quindi, oltre a fare il mio lavoro, dovrò cercare di mantenere un basso profilo e, in caso di fallimento, cercare di schivare il maggior numero di pallottole possibile.

Alla pausa pranzo ci arrivi (domandandoti "COME??") e quindi ti rechi nella sala mensa aziendale. Porti con te il tuo bel libro da leggere mangiando, per estraniarti da tutto e da tutti. All' improvviso un rumore come di scolaresca in gita ti distoglie dalle righe che stavi leggendo.

"Ma di già?!? Di solito arrivano più tardi!"
...di solito...già...ma non oggi!

Il gruppo di neo-assunti/stagisti entra nella saletta con tutto il suo rumoroso entusiasmo. 

Entusiasmo quanto mai fuori luogo per te già di norma (perché ormai il mondo del lavoro ha perso il fascino patinato del "posso fare grandi cose" andandosi a schiantare - come una mosca contro una finestra chiusa - contro un più realistico "devo pagare il mutuo a fine mese") ed a maggior ragione oggi. 

Li osservo. Allegri. Spensierati. Giovani. C' è quello in tenuta classica con completo giacca e pantalone e stivaletto alla Adriano Celentano, c'è l'hypster con la camicia con le palme ed i fenicotteri, il nerd con le cuffie gigantesche al collo, lo sportivo con i pantaloni della tuta (ma davvero? ma della tuta? Ok essere informali ma mica siamo in palestra?!), il modaiolo con la t-shirt su cui campeggia la scritta "de puta madre" (spero davvero che si lavi le magliette da solo e che non gliele lavi mamma').

Fortunatamente mi restano solo più due forchettate. Tutto quell' entusiasmo e quel rumore per me oggi sono davvero troppo. Finisco di mangiare ed inizio a sbaraccare.
Cerco con lo sguardo il disinfettante spray messo a disposizione di noi fruitori della mensa per ripulire il proprio posto. Lo individuo: è in mano ad un collega (il molleggiato) che parla con un suo commensale.
Adriano gesticola con la mano con cui impugna il detergente e con l' altra pulisce il tavolo. 

Per non interrompere il dialogo tra i due, mi metto ad attendere che A.C. finisca di pulire (o quanto meno di parlare). Lui si accorge della mia presenza, mi guarda ed io
"Mi passeresti il disinfettante, per favore?"

Adriano: "Ma no, si figuri! Se vuole posso pulire io!"

Avete presente quella sensazione che si prova quando ci si sente dire "Che piacere vederti!" da una persona che ci guarda come a voler chiedere "Che minchia ci fai qui?". Ecco, uguale.

Mi avesse presa a schiaffi probabilmente ci sarei rimasta meglio -.-.

Per come butta la giornata oggi mi stupisce che non abbia terminato la frase con un "Signora".

Sono riuscita a reprimere un "Ma perché dovresti pulirlo tu?" perché davvero poteva sembrare sgarbato. (Con il modaiolo non mi sarei fatta alcuno scrupolo)

Mi sono limitata ad un "Siamo colleghi. Per favore. Dammi del tu. In ogni caso ti ringrazio. Faccio da sola.". Una volta tanto la diplomazia della Bilancia ha approfittato della mia guardia abbassata e si è impossessata di me.

Il pomeriggio scorre. Mi sento un po' come una di quelle sagome per il tiro a bersaglio usate nei poligoni di tiro. Quelle che vengono crivellate di colpi senza opporre resistenza.

All' uscita dell'ufficio trovo ad accogliermi la pioggia prevista da tre ore ma che ovviamente aspettava me per palesarsi.
Prendo il primo pullman dopo soli 15 minuti di attesa (sto diventando Zen). Ovviamente pieno. Ovviamente con un grado di umidità - che manco in una foresta pluviale - dato alla pioggia battente ed inasprito dall' umanità ivi presente. 

Prendo la metropolitana con la soddisfazione di aver fatto (non intenzionalmente) viaggiare col mio biglietto (=a gratis) anche il tizio dietro di me ai tornelli (praticamente la mia ombra) perché, suppongo, i soldi risparmiati gli servono per pagare il suo smartphone che, ad occhio e croce, è più all'avanguardia del mio. 

L'ultimo bus non lo aspetto nemmeno. Come in trance percorro le mie 5 fermate a piedi e, finalmente, arrivo a casa.

Avrei proprio bisogno di una coccola...un dolcino...un biscotto ma evito perché come minimo oggi produrrei dei dischetti da hockey e sarebbe davvero troppo! 

Diciamo che la coccola me la sono concessa qualche settimana dopo.
L' idea della ricetta nasce dal bellissimo blog di Rossella. Se vi fossi incappata la sera di cui sopra, credo proprio che mi sarei lanciata nella loro produzione perché l' idea di avere dei biscotti pronti in appena 20 minuti è davvero allettante!

Rispetto alla ricetta originale io ho usato farina integrale (al posto di quella d' avena), una ridicola quantità di granella di pistacchi e di mandorle (al posto dei fiocchi d'avena), un mix di tutti i tipi di cioccolato fondente che avevo in casa ma che non mi ha fatto raggiungere la quantità della ricetta di Rossella, zucchero di canna dark brown, ho aggiunto la polvere di vaniglia, ho omesso il lievito e, DANNAZIONE, ho dimenticato i fiocchi di sale.
Come scritto a Rossella, ho cristonato non poco nel tritare il cioccolato tant' è che il "tritato grossolanamente" alla fine si è rivelato più uno "spezzettato" ma, credetemi, trovare quei pezzettoni di cioccolato fondente nei biscotti fa andare in visibilio!

Il risultato sono stati dei biscotti croccanti fuori e morbidi dentro deliziosamente cioccolatosi e non troppo dolci.

Qui di seguito trovate la mia versione. 

BISCOTTI DI FARINA INTEGRALE e GOCCE DI CIOCCOLATO (circa 35)

Per l'impasto:

  • 125 gr. di burro a temperatura ambiente
  • 150 gr. di zucchero di canna dark brown
  • 2 uova grandi
  • 300 gr. di farina integrale
  • 10 gr. di granella di mandorle
  • 15 gr. di granella di pistacchi
  • 150 gr. di cioccolato fondente tritato (di cui 20 gr. al 50%, 50gr al 72%, 80gr all’ 85%)
  • un cucchiaino di polvere di vaniglia

Strumenti:

  • fruste elettriche
  • ciotola
  • setaccio
  • marisa
  • coltello affilato
  • tappetino microforato o carta forno
  • leccarda

Preparazione:
Nella ciotola ho lavorato zucchero con il burro morbido fino ad ottenere un composto cremoso cui ho poi aggiunto le uova e mescolato con una marisa. Ho poi inserito farina, polvere di vaniglia, granelle, cioccolato tritato ed ho impastato fino ad ottenere un composto omogeneo che ho riposto in frigorifero.

Ho acceso il forno impostando la temperatura di 190°C.

Dopo un quarto d'ora circa ho estratto il composto dal frigorifero e fatto delle palline grosse come una noce che a mano a mano ho adagiato sulla leccarda su cui ho messo il tappetino microforato.
Ho appiattito con le dita i biscotti ed infornato per 12 minuti.










Mamma che buoni!!!
Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia