mercoledì 6 novembre 2024

Torta pere, cioccolato e rhum

Ottobre. Domenica pomeriggio. 

Come da un po' di mesi a questa parte accade, mi ritrovo a camminare da sola per il centro storico della città cercando di schivare la massa di gente che passeggia confusamente per negozi e locali storici.

Attraverso il ponte Vittorio ed osservo dall' altra sponda del fiume Po i Murazzi. Solo la settimana prima erano interdetti al pubblico a causa della piena del fiume causata dalle violente piogge che hanno interessato tutto il Piemonte.
Laddove solo 7 gg prima c'era acqua, oggi la gente è placidamente seduta ai tavolini dei dehors dei vari locali che sorgono laddove un tempo vi erano le rimesse delle barche.

I locali aperti, la gente a passeggio, la mia playlist di spotify che mi tiene compagnia - e soprattutto mi rende impermeabile alla confusione - mi riportano indietro nel tempo alla fine degli anni '90.

Complici le temperature miti e quella playlist che contiene non solo brani più recenti ma anche quelli che mi piacciono da sempre, eccomi catapultata ad una calda sera di giugno.

Un sabato sera.

Con mia sorella ed alcune sue amiche/colleghe di lavoro usciamo dopo cena,  destinazione centro e più precisamente Murazzi, per l' appunto.

L' idea ufficiale - di mia sorella e delle sue amiche - era quella di incontrare dei loro amici/colleghi per andare in qualche locale.

L' intento reale, e che appresi solo una volta arrivate al luogo dell' incontro, era quello di incontrare il bello ma impossibile - in quanto già fidanzato - della compagnia quando avrebbe terminato il servizio come barman su uno dei battelli che navigavano sul Po all' epoca.

Avevo sentito parlare tanto di questo ragazzo. Mia sorella e la sua più cara amica andavano in brodo di giuggiole al solo nominarlo. Chi più, chi meno ne subiva il fascino, insomma. Io, invece, non lo avevo mai visto per cui potevo solo fidarmi delle loro recensioni.

Non avevo molta voglia di uscire, quella sera. In verità non avevo mai voglia di uscire, in quel periodo. Lo specchio mi rimandava un' immagine di me che non mi piaceva affatto ed evidentemente nemmeno al prossimo, a giudicare dal consenso che riscuotevo nel genere maschile.

Diciamo che l' attributo più gettonato per definirmi era sicuramente "simpatica"( non di certo per una questione di sensibilità legata alla problematica del "body shaming").

Quella sera decido di ignorare la vocina che mi voleva a casa, rinchiusa nella mia stanza al suono delle mie canzoni preferite, e di ascoltare quella di mia sorella che voleva mi unissi al suo gruppo al grido di "cos' avrai di meglio da fare qui, rintanata in casa???".

Esco con mia sorella - l' incarnazione di come avrei voluto apparire allo specchio - e le sue amiche. Una più bella dell' altra.

Praticamente la racchia in mezzo alle top model. 

Apprendere che la meta sono i Murazzi - troppa confusione, troppo rumore, troppa umidità - non aiuta il mio umore (più che "quella simpatica", parevo l' incarnazione di "pessimismo e fastidio").

Decido comunque di dare filo da torcere al carognone che alberga in me, se non altro per mia sorella che tanto carinamente mi aveva portata con sé. Cozza magari anche sì, io, ma non zavorra.

Scopro così che sta per arrivare il tanto nominato "bonazzo".

Un po' contenta la sono: se non altro la mia curiosità verrà soddisfatta.

Sento il fermento crescere intorno a me "eccolo, eccolo...andiamogli incontro!!".

Lo vedo da lontano. Lo riconosco dalle descrizioni che me ne avevano fatto mia sorella e la sua inseparabile amica C.

Altezza normale. Capelli castani, corti. Barbetta (all' epoca non esistevano gli hipster). Quel filo di pancetta che non disturbava.

Diciamo gradevole, al primo colpo d' occhio. Non sto "figo da paura" che mi ero immaginata nel sentire i racconti delle mie compagne di sventura ma comunque poteva rientrare nella categoria dei piacioni.

Ci avviciniamo. Saluti e baci tra conoscenti e poi mia sorella mi presenta "Lei è la mia sorellina!".
Io lo guardo: "Ciao, Giovanna.".

Avete presente il sasso nello stagno? Ecco la mia impressione è che l' impatto di quella informazione nel suo retrocranio sia stato il medesimo.
Mi rivolge un "N." distratto, senza nemmeno aggiungere un "Crepa o sciòpa" (trad. "Muori o scoppia").

Dirigo il mio sguardo altrove. Subito sento le mie compagne di sventura apostrofare il bonazzo con un finto sdegnoso "ma cosa fai?!?!?!?!?" seguito da risatine semi-isteriche.

Mi giro e vedo il motivo dello sdegno. Il bonazzo aveva sbottonato i pantaloni per infilarvi più agevolmente la camicia.
Un cambio di outfit cielo aperto, come si direbbe ora. Camicia e pantaloni sbottonati ma non alla Harrison Ford in "Una donna in carriera" ossia bello e simpatico. No!
Lui proprio si attardava a ricomporsi godendosi a pieno tutte le manifestazioni di consenso.
Fatto sta che mi monta su la carogna. Un po' per la reazione delle mie compagne d' uscita, un po' per la sua sicumera da "Quanto so' figo, quanto so' bello. Paio un fotomodello!".

Nella mia testa un solo pensiero: "Può anche essere un bonazzo ma a me pare più, per citare Bart di 'Santa Maradona', "Quell'essere mitologico? Quello col corpo di uomo e la testa di c****" (questa la scena)

Al che lo guardo ed esclamo "Ma nascondi quelle macerie! Potresti almeno girarti, di grazia! Ma guarda un po' te questo...".

Da quel momento, non ci crederete, non me lo sono più schiodata di dosso.
Mi si è attaccato come un mitile allo scafo di una barca ed ha trascorso praticamente tutto il resto della serata a parlarmi ed a far battute per cercare di farmi ridere. Tutto questo in mezzo allo scorno dell' amica di mia sorella, C., che  non riusciva ad inserirsi nei discorsi.

Abbiamo scherzato tantissimo. Vi dirò che l' ho trovato pure simpatico e che mi sono pure divertita.

Com'è andata a finire?
E come volete che sia andata a finire? In nessun modo!!! 

Il giorno successivo lui ha chiesto a mia sorella notizie di me e se la sera precedente io mi fossi divertita.

Qualche settimana dopo l' ho rivisto nel locale storico di Torino in cui lavorava talvolta dove mi ero recata a prendere un caffè con mia sorella ed il mio fidanzatino dell'epoca (che era di un' altra città e che era venuto in trasferta a trovarmi).

Molto cavallerescamente mi regalò una rosa rossa che era in uno dei vasi sul bancone del locale, ignorando bellamente quello che gli avevo appena finito di presentare come "il mio ragazzo" (ohh non so se sto qua probabilmente aveva dei problemi di calo di interesse durante le presentazioni) e che ovviamente non gradì nella maniera più assoluta quel gesto galante.

FINE DEL MOMENTO NOSTALGIA.

Domenica pomeriggio solitaria... ma che viaggio nei ricordi mi son fatta?!?

Prima di passare alla ricetta vorrei ringraziare chi è passato a trovarmi in questo mio angolino in questi mesi di assenza lasciando qualche traccia scritta ma anche no.

E poi domando scusa, non tanto per la mia assenza... perché, non me ne vogliate, non mi sento così importante da poter mancare ;-), quanto per l' argomento volutamente leggero e frivolo di questo post.
Avevo vent' anni, all' epoca. Riscuotere consensi dal punto di vista esteriore era una cosa inusuale per me e riuscirci, quella sera, senza nemmeno sforzarmi ma limitandomi ad essere me stessa, mi lusingò.

Ma passiamo alla ricetta perché, comunque, anche se non scrivo, io continuo a sfornare torte, biscotti & Co. come se non ci fosse un domani per le colazioni di LoveOfMyLife.
La ricetta proviene dalla pagina IG di Chiara Paoli io ho solo usato farina di tipo 1( nel post non veniva specificata la tipologia), zucchero di canna (nel post veniva indicato semplicemente "Zucchero") e 2 pere anziché le 3 del post. La teglia può arrivare a 20 cm di diametro. Io l'ho usata di 18 e mi è venuta fuori una torta altissima che pareva quasi un panettone!!!!! :-D

Ingredienti per uno stampo a cerniera di 18cm di diametro: 

  • 300gr. di Farina di tipo 1
  • 100gr. di Zucchero di canna
  • 3 Uova
  • 60gr. di Latte
  • 60gr. di Olio di semi di girasole
  • 30ml. di Rhum + 2 cucchiai
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • un cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 2 Pere Williams
  • Gocce di cioccolato fondente a sentimento

Strumenti:

  • padella
  • coltello
  • ciotola
  • spatola
  • setaccio
  • fruste elettriche
  • leccarda
  • carta da forno
  • gratella 

Preparazione:

Ho tagliato le pere a cubetti e le ho saltate in padella a fiamma viva con un cucchiaio di zucchero e due cucchiai di rhum finché i liquidi non sono evaporati ed ho lasciato intiepidire.
Ho acceso il forno impostando la temperatura di 180°C.
In una ciotola ho sbattuto le uova con lo zucchero di canna.
Ho poi aggiunto a filo 60gr. di olio di semi, 60gr. di latte e 30ml di rhum ed ho mescolato.
A parte ho setacciato la farina con il lievito e l' ho aggiunta al composto di uova e zucchero & co. Per ultimo ho inserito l' estratto di vaniglia ed ho mescolato con una spatola dall'alto verso il basso fino ad ottenere un impasto liscio e senza grumi.
Ho aggiunto le gocce di cioccolato e 2/3 dei cubetti di pera.
Ho versato l’impasto in una teglia di 18cm rivestita di carta forno e prima di infornare a 180°C ho cosparso la superficie con la restante pera ed altre gocce di cioccolato.

Ho fatto cuocere per 50minuti circa.




Un abbraccio.
LaGio' Riccia.

martedì 16 aprile 2024

Le Non Gocciole

Sto pensando di chiudere il blog.

Troppe le e-mail della Google Search Console o di blogger che a partire da Luglio 2024 promettono fulmini e saette "se non... ".
Ci ho provato a leggere cosa bisogna fare, come bisogna farlo e perché ma... niente. Il mio neurone solitario non ne vuole sapere. Ci prova ad impegnarsi ma appena legge "sitemap", "page not indexed" o "Universal Analytics" cambia direzione al grido di "Farfalla! Farfalla!".
Poi ammetto serenamente che non c'ho voglia di applicarmi.

Di certo non toglierò nulla alla foodblogsphere :-D e comunque continuerò a passare a trovarvi nei vostri angolini.

Continuerò a pasticciare e spero mi accadranno un sacco di cose divertenti che mi faranno pensare "questa l' avrei raccontata volentieri sul mio blog".

Fino al fantomatico Luglio 2024 continuerò ad esserci anche se ultimamente non riesco ad essere presente nemmeno da voi. Poi si vedrà. LoveOfMyLife si è perfino offerto di mettersi lì con me per supportare il mio neurone ma mi sembra quasi di fargli un torto e di certo preferirei risparmiargli la tortura.

Intanto vi lascio questa ricetta che proviene dal bellissimo e famosissimo blog della meravigliosa Paoletta Sersante. Se la conoscete, sapete che l' uso del superlativo assoluto è più che meritato, se non la conoscete ancora, andando sul suo blog lo capirete da voi.

Altri biscotti, quindi, quelli che Paoletta ha deciso di titolare "Per favore, non chiamateli gocciole".
Erano giorni che mi ero fissata di volerli fare e come un mantra mi ripetevo "ricordati di comprare il burro e, soprattutto, quando domenica li farai, ricordati di tirarlo fuori dal frigo al mattino appena scesa dal letto". Mi ero talmente concentrata sul burro (che ultimamente in casa  latita) da non pensare al resto. Ma si può?! Evidentemente sì 😑...

Quando ho realizzato di non avere né farina 00 né gocce di cioccolato (credevo di averle ma poi all' atto pratico... non pervenute), di avere poco zucchero semolato ma di avere sti benedetti 185 gr di burro ormai a pomata mi sono detta "beh...arrangiati con quel che hai"!

Così i 370 gr. di farina 00 si sono trasformati in 348 gr. di farina di tipo  1 + 22 gr di farina di mais fioretto.

I 185 gr. di zucchero semolato si sono trasformati in 85 gr di zucchero semolato + 100 gr di zucchero di canna.

Le gocce di cioccolato si sono trasformate in 100gr di cioccolato fondente al 72% e 100 gr di cioccolato fondente al 78% tagliati al coltello.

Accipicchia che buoni! Chissà ad avere gli ingredienti giusti..........!!!

Ingredienti per una 30na (37, a voler essere precisi) biscotti: 

  • 185 gr. di burro pomata
  • 85 gr. di zucchero semolato
  • 100 gr. di zucchero di canna
  • 348 gr. di farina 1
  • 22 gr. di farina di Mais Fioretto
  • 100 gr. di cioccolato fondente al 72%
  • 100 gr. di cioccolato fondente al 78%
  • 1uovo + 1 tuorlo
  • 5 gr. di lievito in polvere
  • 2 gr. di bicarbonato
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Strumenti:

  • ciotola
  • spatola
  • setaccio
  • alluminio
  • coltello
  • leccarda
  • carta da forno
  • gratella 

Preparazione:

Appena sveglia ho tirato fuori dal frigorifero il burro (è sufficiente mezz'ora prima di iniziare ad impastare).
Dopo aver fatto con calma colazione mi è venuto un mezzo colpo quando ho realizzato di non avere le gocce di cioccolato e così ho ripiegato sulle tavolette di cioccolato fondente che ho tagliato al coltello e messo da parte.

In una ciotola con l' aiuto di una spatola ho lavorato il burro a pomata con il sale, lo zucchero semolato e - avendo scoperto che il solo zucchero semolato non bastava - lo zucchero di canna fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Ho poi aggiunto l'uovo, il tuorlo e l' estratto di vaniglia.
Ho setacciato la farina di tipo 1 con quella di mais, il lievito ed il bicarbonato direttamente nella ciotola del composto di burro etc..., ho lavorato brevemente e poi ho aggiunto il cioccolato.

Ho diviso l' impasto in due e formato due cilindri che ho chiuso stretti in alluminio e messo a riposare in frigorifero per un po' (la ricetta prevedeva un riposo di 30 minuti).

A raffreddamento avvenuto ho acceso il forno impostando la temperatura di 180°C.
Ho estratto i cilindri dal frigorifero, tolto l' alluminio e con un coltello affilato ho tagliato delle fette spesse 1 cm che ho disposto sulla leccarda ricoperta di carta forno. Nel mettere le fette sulla leccarda ho cercato di dare loro una forma il più arrotondata possibile.

Ho infornato per 15 minuti.



Di una bontà unica e...sinceramente io me le vedrei benissimo anche con su dei fiocchi di fleur de sel!!

Un abbraccio.
LaGio' Riccia.


venerdì 1 marzo 2024

Biscotti mandorle, pistacchi e gocce di cioccolato

Una notte di una ventina di anni fa.
Mi ero da poco lasciata con il moroso e quella era una delle prime uscite - da single - che facevo a bordo della mia amata Franky.
Lo preciso per far capire che all' epoca guidavo molto poco: solo nel fine settimana per andare a fare la spesa. In settimana per recarmi in ufficio utilizzavo i mezzi pubblici, mentre per le relazioni sociali mi facevo scarrozzare appunto dal moroso (guidare in sua presenza mi terrorizzava).

Era una delle mie prime uscite, dunque. Un' uscita molto tranquilla che aveva previsto una passeggiata per le vie del centro di Torino ed una sosta in un cocktail bar in voga all' epoca ed in cui, nonostante i cori di disapprovazione dei miei compagni d'uscita, avrei come sempre consumato la mia bibita analcolica o magari, botta di vita, un analcolico della casa o a discrezione del barista.

La mia scelta non era dettata dalla repulsione verso l' alcool (che non avevo allora e non ho tantomeno ora) quanto per garantirmi la tranquillità nell' affrontare il rientro a casa e... al volante!
Vado a recuperare Franky, il mio "fedele destriero", e parto alla volta di casa.

Dal centro di Torino imbocco un corso che costeggia il Po diretta verso sud. Da lontano scorgo una vettura dei carabinieri. Davanti a me nessuna auto.

"Eccallà" - penso - "vuoi vedere che mi fermano?!". Intanto mi assale quella sorta di disagio che mi fa sentire in colpa o comunque in torto a prescindere ogniqualvolta incrocio una vettura delle forze dell' ordine.

Ovviamente la paletta bianca e rossa viene prontamente sventolata al mio indirizzo per cui accosto ligia al marciapiedi.
Abbasso il finestrino. Il carabiniere si avvicina ed esordisce con il classico "Favorisca patente e libretto".

Io: "Buona sera." - pensando tra me e me "e che c@##o almeno le buone maniere" - "Qui la patente. Ora prendo i documenti. Sono nel cruscotto." (caso mai pensasse che volevo prendere una pistola -.-. All' epoca GIALLO e TOP CRIME non esistevano ancora ma in quanto a libri, film e telefilm sul genere...uh se me ne ero già fatta una cultura!!)

Consegnato quanto richiesto, il carabiniere va verso la volante. 

Dopo un po' si avvicina l' altro collega, decisamente più attempato del primo, e con fare perentorio mi chiede "Ha bevuto qualcosa?".

Io: "Un cocktail analcolico" (già, era la sera della "botta di vita"). Da brava Bilancia (n.d.G.: nata sotto il segno de...) ci tenevo ad essere precisa ed intanto speravo che l' intruglio che avevo consumato poco tempo prima fosse molto poco cocktail e tanto più analcolico.

Il carabiniere con aria di sfida: "Adesso vediamo" (leggetelo con un bello "tzè" iniziale).

...

Ho faticato. Ho faticato non poco nel cercare di mantenermi impassibile. Sono capacissima a tacere ma i "vaffa" vari uhhhh se mi si leggono in viso!!! 

Carabiniere: "Soffi forte qua dentro".

Nota: sono sempre stata una pippa nel gonfiare palloncini. Problemi di indirizzamento del soffio, suppongo. Aggiungeteci pure l' ansia da prestazione ed il disagio di cui sopra, insomma la mia performances è stata un po' deludente.

Carabiniere: "soffi forte!" con impazienza e con l' aria tronfia che gridava a chiare lettere "Analcolico?!? Sì! Come no?!".

Finito di soffiare con il carabiniere guardiamo il display.

Verdetto: "0.0"

All' epoca il film "Che bella giornata" di Zalone non era ancora uscito ma nel mio animo, vi giuro, ho reagito come Checco dai carabinieri quando tutti ridono dopo la battuta del comandante sull' aggravante della recidiva se non ricordate la scena andate qui

Una sorta di "Ma guarda questo!"

Il carabiniere comunque ci rimane di sale per la tampa pazzesca che si era fatto e con aria delusa mi dice "Vada pure".
Io: "Grazie. Potrei avere indietro i miei documenti, per cortesia?"
Carabiniere: "Certo! Certo! Buon rientro e guidi con prudenza."

Io: "La ringrazio. Non mancherò. Buona sera."

Fine. Non aggiungo commenti perché ho già scritto abbastanza e poi l' aneddoto si commenta da sé!

Veniamo a questi biscotti.
Volevo preparare un biscottino per LoveOfMyLife perché per diversi giorni mi sono limitata a cucinare per "sfamarci". Volevo fargli una coccola e così ho optato per dei biscotti di facile e veloce esecuzione.

La ricetta proviene da qui. Io l' ho modificata utilizzando oltre alla farina di mandorle della farina di pistacchi e sostituendo la farina "00" con farina di tipo "1".

Ingredienti per una 30na (37, a voler essere precisi) biscotti: 

  • 1 Uovo
  • 100 gr. di zucchero integrale di canna
  • 100 gr. di olio di Semi di girasole
  • 100 gr. di farina di Mandorle (*)
  • 100 gr. di farina tipo 1 (**)
  • 50 gr. di farina di pistacchi
  • 2 gr. di lievito istantaneo per dolci
  • 60 gr. di gocce di cioccolato
  • 1 bustina di vanillina

(*) la ricetta originale prevedeva solo 150 gr. di farina di mandorle

(**) la ricetta originale prevedeva farina di tipo 00


Strumenti
:

  • ciotola
  • cucchiaio
  • setaccio
  • leccarda
  • carta da forno
  • gratella 

Preparazione:

Ho acceso il forno impostando la temperatura di 180°C.
Nella ciotola ho lavorato uovo, zucchero ed olio con un cucchiaio fino ad ottenere un composto omogeneo e gelatinoso.

Ho poi aggiunto la farina di mandorle e pistacchi, ho setacciato la farina di tipo 1 con la vanillina ed il lievito ed amalgamato.

In ultimo ho inserito le gocce di cioccolato.

Ho lavorato a mano l' impasto e poi, a completa amalgama, ho iniziato a formare i biscotti staccando 15 gr. di impasto per volta, formando delle palline ed adagiandole sulla leccarda rivestita di carta da forno!
Al termine con il pollice ho creato un avvallamento su ciascun biscotto.

Ho infornato per 15 minuti.






Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia

martedì 6 febbraio 2024

Crackers ai semi aromatizzati alla cipolla - ricetta veloce per un racconto lungo

Una sera di svariati anni fa.

Con mamma e sorella ci rechiamo in un paese della collina torinese per un rosario (era mancato il papà di una mia cara amica).

Mentre siamo in Chiesa inizia ad abbattersi, sul paesello e zone limitrofe, una bomba d'acqua che in poco meno di un' ora fa danni indicibili.

All' uscita dalla Chiesa il sole è già tramontato ma grazie al cielo non piove più.

Lievemente rincuorata mi metto al volante della mia amata Franky per tornare a casa: una decina di chilometri percorsi su strade di paese.

N.d.R.: All' epoca ero patentata da pochi anni e, soprattutto, non guidavo moltissimo (solo nel fine settimana).

Procedo cauta ed un filo atterrita nel constatare quali e quanti danni ha causato il nubifragio  di poco prima.

La strada è scarsamente illuminata. Raggiungo il punto del percorso nel quale la strada digrada e passa sotto un ponticciolo.

All' improvviso vedo davanti a me una pozza d'acqua (tipo lago). Decido di procedere ugualmente ("e che diamine! sarà mica così profonda?!") ma, ne vedere il livello dell' acqua alzarsi, perdo la mia determinazione e mi fermo. 

L'acqua arriva a metà pneumatico. Preda della mia scarsa destrezza/esperienza/prontezza, inserisco la retromarcia ma la mia amata Franky si spegne (ovviamente per colpa mia).

Provo a riavviare. La macchina non parte. Ci riprovo. Stesso risultato. 

In mezzo ai toni concitati di mia sorella (impaurita) mi rendo conto che siamo sole, nel buio della notte (comunque la luce era quella), in un punto non molto visibile di una strada a bassa frequentazione.

Il sonoro "Giuà" di mia mamma che con disapprovazione mi redarguisce per la mia esclamazione ruspante "O ca##o! E mo'?!?" mi lascia ad intendere che, almeno lei, riesce a conservare un po' di calma e mi infonde coraggio (si preoccupava più di riprendermi che del pasticcio in cui eravamo finite).

Mentre cerco in borsa il mio cellulare per provare a chiamare l' autosoccorso, dall' altro versante del pozzangherone, ecco comparire i fari di un mezzo gigantesco: un camion dei vigili del fuoco.

I pompieri erano lì per aspirare l'acqua del lago/pozzangherone.

Prontamente abbasso il finestrino, sventolo il braccio, urlo "ehi siamo qui!" coperta dal suono del clacson cui mi attacco come se non ci fosse un domani e ci aggiungo anche una sfanalata "che male non fa!" (il tono della mia mamma aveva virato decisamente sull' approvazione).

A quel punto vedo il vigile dal lato del guidatore scendere dal camion.

Io urlo.

Lui fa qualche passo e mi fa un cenno con la mano.

Mi taccio e lascio in pace quel povero clacson.
Il pompiere si gira verso il suo collega ed urla - lo sentiamo tutte e tre distintamente - "Sì! Sì! E' donna!"

....

....

....

Con un sonoro "Ma daiiiiiii" lascio andare il capo contro il clacson che ovviamente funziona benissimo ed incita i vigili a darsi una mossa (cosa che ovviamente era ben lontana dalle mie intenzioni).

Morale della favola: i vigili ci hanno trainate fuori dalla pozza per cui anziché il muso da lesa maestà per l' orgoglio ferito ho sfoderato un sorriso (sincero!!) ringraziando e riconoscendo di aver ricalcato a pieno il cliché di "donna media al volante".

Piccola parentesi da romanzo rosa:
Poi va beh... mia mamma era convinta che l' eroe - uso parole non sue (cioè non di mamma) - ce stesse a prova' perché egli, notando il fiocco da ricevimento nuziale attaccato all' antenna di Franky,  aveva chiesto "è per un matrimonio?" ed io "sì! il suo", indicando mia sorella, "si è sposata 4 mesi fa".

L' eroe avrà pensato "questa è una povera scema" (ignorando che, in realtà, la cementificazione del fiocco all' antenna non era un vezzo romantico ma mi facilitava l' individuazione di Franky nei parcheggi).

"Ah il suo matrimonio? E tu? Non sei sposata?"...insomma robe così.

Io un po' imbarazzata (mi ero lasciata col moroso poche settimane prima) ho lasciato cadere la domanda nel vuoto e per colmare il silenzio sento la mia voce esclamare "Beh...si è fatto tardi! Grazie ancora!".

Fine Piccola parentesi da romanzo rosa.

Il vigile "anziano", che aveva osservato in disparte la scena, senza nemmeno provare a nascondere l' idea che si era fatto di me, esclama "Sì ma mica crederai che parta?".

Ed io "parte! parte!" (intanto mi ripetevo "beh?! sta certezza?")

Inserisco la chiave nel quadro. Giro. Magia. La mitica Franky con orgoglio (della serie "sta co@|!ona ci prova a boicottarmi ma io non cedo") riparte.

Poi va beh... il fatto che stesse per lasciarmi a piedi quando dovevo ripartire da casa di mia sorella e che nei giorni successivi in più di un' occasione mi abbia abbandonato è un' altra storia.

Storia terminata con la sostituzione del motorino di avviamento che pareva essersi rotolato nel fango (un po' come un candido Golden Retriever).

Quante risate nel ricordare quell' episodio. Ancora adesso a distanza di anni. Risate ma anche riconoscenza perché.... poteva andare decisamente peggio! Poteva piovere! [cit.] Oddio... aveva già dato poco prima.

Dato che vi ho seviziati abbastanza con questo racconto infinito, vi lascio una ricetta velocissima!!!
Vi prende la voglia di sgranocchiare qualcosa di salato? Di gustoso ma che possibilmente non attenti troppo al vostro girovita? 
Allora preparate questi favolosi crackers ai semi! La ricetta proviene da qui ma io l' ho modificata utilizzando farina di riso + semola al posto della farina di farro, diminuendo la quantità di olio ed aumentando leggermente quella di acqua e poi aggiungendo un' aromatizzazione. Io stravedo per la cipolla ad ogni modo i crackers sono buonissimi anche "nature".

Una leccarda di crackers: 

  • 40gr. di semi di girasole
  • 20gr. di semi di lino
  • 20gr. di semi di sesamo bianco
  • 1 cucchiaio pieno di semi di chia
  • 1/2 cucchiaino di sale in fiocchi + altro per cospargere i cracker (io ho usato del fleur de sel)
  • 45gr. di farina di riso integrale (*)
  • 20gr. di semola rimacinata di grano duro (*)
  • 2 cucchiai di cipolla in fiocchi
  • mezzo cucchiaino di cipolla in polvere
  • 65gr. di acqua
  • 30ml di olio extravergine di oliva

(*) la ricetta originale prevedeva solo un tipo di farina
Strumenti
:

  • ciotola
  • frusta a mano
  • leccarda
  • due fogli di carta da forno
  • mattarello
  • coltello
  • gratella 

Preparazione:

Ho acceso il forno impostando la temperatura di 180°C.
Nella ciotola ho inserito gli ingredienti nell' ordine in cui sono elencati.

Ho mescolato il tutto con la frusta a mano. Il composto che si ottiene è una specie di poltiglia tutta semi!
Ho versato il tutto su un foglio di carta forno, ho coperto con un ulteriore foglio di carta forno e con il mattarello ho steso l' impasto in una sfoglia sottile. 
Ho poi tolto il foglio di carta forno superiore, cosparso la sfoglia con altro sale in fiocchi e nuovamente coperto con la carta per far aderire bene il sale alla sfoglia. 
Prima di infornare, con un coltello (ma anche con un tarocco) ho praticato dei tagli sulla sfoglia per dare una forma di massima ai crackers. 
Ho provato anche con la rotella tagliapizza ma ve la sconsiglio perché la sfoglia tendeva ad arricciarsi.

Ho infornato per una ventina di minuti e comunque fino a doratura dei crackers. 
L' aroma della cipolla si sente molto + intensamente tanto più li lascerete raffreddare (il giorno dopo, ad esempio, sono spettacolari).
Si conservano diversi giorni in una scatola di latta mantenendo tutta la loro croccantezza e fragranza!





Provateli e ditemi se una volta assaggiati riuscite a fermarvi.
Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia

martedì 9 gennaio 2024

Sablé aux épices

Ed ecco iniziato il 2024.
Come avete trascorso le festività?
Io mi sono beccata una bella influenza che dal 26 di dicembre fino ad inizio gennaio mi ha trasformata in una cozza che nel divano ha trovato il suo scoglio. 
Di certo mi sono riposata e, fortunatamente, non ho contagiato nessuno (sebbene abbia vissuto in ansia tutto il periodo di malattia).

La mia reclusione in casa ha fatto sì che non mi sia goduta appieno il clima festoso. Ad onor del vero già prima delle vacanze non avevo sentito molto il Natale (per intenderci: non ho mai ascoltato intenzionalmente le canzoni natalizie) ma nonostante questo - o forse proprio per questo - come ogni anno, fatico a lasciarlo andare! Vorrei continuare a vedere le vetrine addobbate, le illuminazioni di svariato gusto (e talvolta anche disgusto) sui balconi delle case...ed anche quei poveri Babbi Natale che più che intenti ad introdursi nelle case per consegnar doni sembrano concentrati a non mollare la presa e non schiantarsi giù.
Con LoveOfMyLife abbiamo deciso di sbaraccare il Natale questo we. Ma non mi stupirei se la pigrizia ci facesse cambiare idea al grido delle più pittoresche scuse che chiamano in causa la durata dell' esposizione delle decorazioni (che non può essere inferiore ad un numero imprecisato e variabile di giorni) o anche solo le condizioni meteorologiche (abbiamo solo decorazioni interne per cui il tempo non c'entra una pippa ma la pigrizia trova appiglio in ogni dove).

Ma veniamo alla ricetta.
In questo post vi avevo parlato della mia passione per i libri di pasticceria e vi avevo introdotto a quel meraviglioso libro che è "La mia piccola PASTICCERIA" di Christophe Felder e Camille Lesecq.
Questo Natale, quindi, mi è venuto spontaneo attingere da questo libro per differenziare la produzione di regalini home-made. 
Avendo sperimentato con mano e papille gustative la bellezza e bontà dei Sablé alla vaniglia del libro (Piramide di Sablé alla vaniglia), ho deciso di replicare la ricetta sostituendo la vaniglia con un mix di spezie che fa tanto Natale... da qui il loro battesimo in un francesissimo Sablé aux épices.
Ero partita "di buzzo buono" utilizzando il mattarello decorato ma, nonostante il riposo in frigorifero prima e dopo la formatura dei biscotti, nel vedere che il decoro non sopravviveva alla cottura, ho deciso di velocizzare la produzione dei biscotti omettendo il passaggio del mattarello. 

Uniche variazioni alla ricetta: la sostituzione del cucchiaino di polvere di Vaniglia con mezzo cucchiaino di spezie e mezzo di cucchiaino di cannella e l' utilizzo delle mani al posto della planetaria con la frusta a foglia.

Sablé aux épices: 

  • 250 gr. di farina "00" 
  • 95 gr. di zucchero a velo
  • 30 gr. di farina di mandorle
  • 1/2 cucchiaino di fleur de sel
  • 1/2 cucchiaino di spezie miste in polvere (cannella, cardamomo, noce moscata e chiodi di garofano) (*)
  • 1/2 cucchiaino di cannella in polvere (*)
  • 1 uovo
  • 150 gr. di burro tagliato a dadini

    (*) la ricetta originale prevedeva un cucchiaino di Vaniglia in polvere

Strumenti:

  • ciotola
  • marisa
  • setaccio
  • mattarello
  • mini stampo per biscotti (3/5 cm)
  • leccarda
  • carta da forno o tappetino in silicone
  • gratella per dolci

Preparazione:

In una ciotola ho setacciato gli ingredienti secchi: la farina, lo zucchero a velo, la farina di mandorle, il misto di spezie, la cannella ed in ultimo ho aggiunto il fleur de sel. Ho dato una mescolata con la marisa e poi ho aggiunto l' uovo leggermente sbattuto ed il burro tagliato a dadini ed ho lavorato velocemente fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti. 

Ho steso in sfoglie di 5mm, ho avvolto in pellicola trasparente e messo a riposare in frigorifero per almeno un' ora. Io, in verità, ho preparato l' impasto il giorno prima rispetto a formatura e cottura.

Passato il tempo di riposo in frigorifero ho acceso il forno  impostando la temperatura di 180°C ed ho iniziato a ritagliare i biscotti posandoli sulla leccarda rivestita con il tappetino in silicone. 

Ho reimpastato i ritagli e li ho messi nuovamente a freddare in frigorifero in attesa di poterli nuovamente coppare e cuocere.

Ho infornato per 15 minuti circa e comunque fino a doratura. Considerate che le formine da me utilizzate erano "mini". La ricetta originale prevede una cottura di 20 minuti.






Che questo nuovo anno porti a noi tutti tante cose belle, salute e... serenità.
Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia

mercoledì 20 dicembre 2023

Biscotti di semola rimacinata di grano duro e gocce di cioccolato

Come vi dicevo già in questo post, talvolta mi rendo conto di somigliare a mia mamma per il piglio con il quale interagiamo con il prossimo.
Così come mi rendo conto che la mia lingua tagliente farà sì che qualcuno prima o poi "mi alzerà le mani addosso", allo stesso modo temo che mia mamma possa incappare in qualcuno incapace di lasciar correre.
Una quindicina di giorni fa in un bar per il consueto caffé mamma&figlia. Mamma apre la porta per farmi uscire ma in mezzo si infila un signore che, tutto garulo, esce. 
Sento la voce di mia madre che, col fare di vittima per lesa maestà, con un misto di sconcerto/disappunto esclama: 
"Eccolo lì il cavaliere senza cavallo!"
Non faccio in tempo a pensare "alè, se va bene la manda a quel paese. Se va male, la mena" che il "cavaliere" si gira verso mia mamma, la guarda ed esclama: "Oggi l'ho lasciato nella stalla".
Io incredula e morta dal ridere. Mia mamma... idem! Avendo trovato un suo pari in quanto a prontezza di risposta è esplosa a ridere.
Poteva andare molto male ed invece........

Eccoci qua, arrivati ad un altro Natale. 
E siccome, per me, non è Natale senza biscottini da regalare, ecco l' ennesima ricetta di biscotti!

Voi avete programmi? 
Noi trascorreremo Vigilia, Natale e S.Stefano in famiglia, un po' da quella di LoveOfMyLife, un po' mia.
Per Capodanno, invece, già pregusto.....
Come accade già da diversi anni, ci concederemo un aperitivino sul divano, in pigiama e sotto la copertina e poi cena sul tardi per riuscire ad arrivare, svegli, alla mezzanotte per il brindisi.
Non vedo l'ora!!

Biscotti di semola rimacinata di grano duro e gocce di cioccolato: 

  • 400 gr. di semola rimacinata 
  • 120 gr. di zucchero di canna
  • 2 uova a temperatura ambiente
  • 80 gr. di burro fuso a temperatura ambiente
  • 100 gr. di gocce di cioccolato
  • 8gr. di lievito istantaneo per dolci
  • zeste di limone
  • 1 pizzico di sale fino

Strumenti:

  • zester
  • ciotola
  • marisa
  • setaccio
  • fruste elettriche
  • mattarello
  • mini stampo per biscotti (3/5 cm)
  • leccarda
  • carta da forno o tappetino in silicone
  • gratella per dolci

Preparazione:

Una mezz'oretta prima di iniziare ho tolto dal frigorifero le uova ed ho fuso il burro a bagnomaria e vi ho messo in infusione le zeste di limone ed il pizzico di sale fino. 

In una ciotola ho montato le uova con lo zucchero fino a completo scioglimento di quest' ultimo. Continuando a montare poi aggiunto a filo il burro fuso, freddo, con le zeste.
Successivamente ho setacciato, sul composto di uova, zucchero e burro la semola con il lievito mescolando dapprima con un cucchiaio e poi proseguendo a mano.
In ultimo ho aggiunto le gocce di cioccolato e lavorato brevemente a mano.

Con un mattarello ho steso l' impasto tra due fogli di carta forno ad uno spessore di 6mm, avvolto in pellicola trasparente e messo a riposare in frigorifero per due orette.

Passato il tempo di riposo in frigorifero ho acceso il forno  impostando la temperatura di 170°C ed ho iniziato a ritagliare i biscotti posandoli sulla leccarda rivestita con il tappetino in silicone. 
Ho reimpastato i ritagli e li ho messi nuovamente a freddare in frigorifero in attesa di poterli nuovamente coppare e cuocere.

Ho infornato per 15 minuti circa e comunque fino a doratura.








TANTI AUGURI DI BUON NATALE E BUONE FESTE A VOI ED ALLE VOSTRE FAMIGLIE
Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia

mercoledì 22 novembre 2023

Scones ed il potere di un sorriso

H. 18 di qualche mercoledì fa.
Sono in macchina, diretta verso casa dall' ufficio.
Per quanto il traffico romano sia molto noto, qualora non lo sapeste, anche Torino non scherza. 
Magari il numero di veicoli che circolano è inferiore a quello capitolino ma in quanto a numero di piloti di formula 1, rally e quant' altro Torino non si batte.
Devo dire che io stessa al volante mi trasformo non tanto in quanto ad aggressività nelle manovre quanto a quella... come dire... verbale? Diciamo che trovo sfogo nel turpiloquio, ecco. Non mi fa onore ma così è.
Sono in macchina, scrivevo, e giungo in prossimità di una rotonda accanto ad un centro commerciale.
Delle due corsie a disposizione, al solito la corsia più affollata è quella a sinistra perché quella a destra è usata come "area parcheggio" da coloro che vogliono andare al centro commerciale senza doversi addentrare nell' area parcheggio apposita (notare che il parcheggio è multipiano e davvero si fa difficoltà a NON trovare posto). Ovviamente a Torino i più hanno fretta per cui in molti usano la corsia di destra come corsia di sorpasso salvo poi buttarsi a sinistra ("buttarsi" è proprio il termine più aderente alla realtà)  per schivare l' ostacolo "auto parcheggiata". Chi resta a sinistra sa che dovrà guadagnarsi con il sangue ed il sudore ogni millimetro di avanzamento e, soprattutto, dovrà essere pronto ad inchiodare quando il veicolo alla destra tenterà l' inserimento.
Io sono al volante sulla corsia di sinistra con quell' animo lì.
Arrivo quasi all'altezza dell' ostacolo. Il veicolo davanti al mio inchioda: il suo corrispettivo destro è partito all' attacco seguito a ruota da quello subito successivo. Il mio predecessore passa. 
E' il mio turno. Con uno sguardo cattivissimo mi volto a guardare il guidatore accanto a me. 
Il mio sguardo promette fulmini e saette. Mi ritrovo un tizio con l' espressione "paciosa" e sorniona (alla Luca Pappagallo, non so se avete presente, il tizio però ha i capelli raccolti in una coda) sembra simpatico ma è pure grosso -.-. Mi incute un po' di timore per cui in un attimo passo dal piglio alla "col ca##o che passi" a quello della cameriera secca dei signori Montagnè "s' accommmomononino" (vedi qui al minuto 4:20). Faccio gli occhi tondi da panda, lui scoppia a ridere per il mutamento della mia espressione (mi hanno sempre detto che tutto ciò che penso mi si legge in faccia), io  scoppio a ridere di rimando e gli faccio cenno di passare. Lui a quel punto scuote la testa a voler dire "Sia mai, ci mancherebbe" e con la mano sinistra mi fa capire che mi cede il passo. Gli sorrido riconoscente e lo ringrazio. Lui di rimando sfodera un sorriso alla Stregatto.
Oltre a farmi sorridere, questo episodio mi ha fatto pensare a quanto poco basti, talvolta, per ribaltare una situazione che sembrava già scritta e tracciata in una diametralmente opposta.
Anziché tornare a casa con un diavolo per riccio, ho proseguito il viaggio ridendo e sorridendo per la svolta inaspettata degli eventi.
Basterebbe un po' di buona volontà in più... o anche solo un sorriso.

Ma passiamo a questi scones. La loro bontà... non potete immaginarla... per cui...FATELI!!!

Capirete di aver fatto bene a seguire questo mio consiglio già solo nel sentire il delizioso profumino che sprigioneranno in casa vostra.

Scrissi "lungamente" degli scones in questo post. All' epoca avevo replicato la ricetta del Maestro Ernst Knam.
Devo dire, e lo scrissi anche allora, che il risultato non mi aveva conquistata molto.
Diverso tempo dopo sono incappata qui. E' stato amore a prima vista. La foto sembrava proprio ricordare quelli che assaggiammo con gusto in quella tea house in Camden Town quello che ormai mi pare essere un secolo fa!
Ho seguito fedelmente la ricetta di Rossella tranne che per qualche piccolo dettaglio: 

- il burro freddo anziché affettarlo  l' ho grattugiato con una grattugia a fori grossi

- non avendo farina tipo "00" ho usato una farina tipo "0"

- ho sostituito l' uvetta con le gocce di cioccolato

Scones (16 pezzi): 

  • 500 gr. di farina "0"
  • 300 ml. di latte
  • 160 gr. di gocce di cioccolato
  • 110 gr. di burro 
  • 2 cucchiai di zucchero semolato
  • 1 bustina di lievito istantaneo per dolci
  • 1 cucchiaino di sale fino

Strumenti:

  • grattugia a fori larghi
  • 2 ciotole
  • cucchiaio
  • setaccio
  • forchetta
  • mattarello
  • coppapasta rotondo di 5cm di diametro
  • leccarda
  • carta da forno o tappetino in silicone
  • gratella per dolci

Preparazione:

Ho acceso il forno impostando la temperatura di 200°C.
Ho grattugiato il burro e l' ho messo in una ciotola.
In un' altra ciotola ho setacciato la farina con il lievito, ho aggiunto il sale e lo zucchero ed ho mescolato con un cucchiaio. Ho poi aggiunto ai composti secchi il burro ed ho lavorato con l' ausilio di una forchetta fino a completo assorbimento.
Ho inserito le gocce di cioccolato, mescolato ed infine aggiunto il latte continuando a mescolare.
Ho dato una lavorata anche con le mani, brevemente, per amalgamare meglio gli ingredienti.
Ho versato il composto su una superficie spolverata di farina e, con l' ausilio del mattarello, l' ho steso ad un' altezza di 3 cm. Ho coppato gli scones con un tagliapasta di 5cm di diametro rincollando alla bene meglio i ritagli che avanzavano e li ho disposti, distanziati di 1,5cm, su una leccarda ricoperta con un tappetino in silicone (va bene anche la carta forno). Con questo impasto otterrete 16 scones... la quantità giusta per un' unica infornata. 
Ho infornato per 15-20 minuti.








FATELI! Ma soprattutto... SORRIDETE! :-D
Vi abbraccio!
A presto,
LaGio' Riccia